side-area-logo

Efficienza energetica e fonti rinnovabili sono al centro di due risoluzioni appena approvate dal Parlamento UE. Il dato comune è che gli obiettivi al 2020 rischiano di non essere raggiunti da tutti gli Stati membri, a causa di errori e ritardi da parte dei singoli governi e della stessa Commissione europea.

Per quanto riguarda le rinnovabili, la buona notizia è che alcuni Paesi, tra cui l’Italia, hanno raggiunto con largo anticipo i rispettivi traguardi per le tecnologie pulite. Il rovescio della medaglia è che diversi Stati, tra cui Francia, Olanda, Spagna e Gran Bretagna (ma per quest’ultima sarà tutto da rivedere alla luce di Brexit) non sono ancora in linea con la loro traiettoria verde. Ecco perché, si legge nella risoluzione, il Parlamento «deplora che la relazione della Commissione sui progressi compiuti nel campo delle energie rinnovabili non presenti raccomandazioni specifiche per paese, per adeguare le loro politiche, onde garantire il conseguimento degli obiettivi al 2020».

Il “diritto fondamentale” dell’autoconsumo

Il passo successivo è guardare alla transizione energetica post-2020, sulla scia degli impegni presi dalla comunità internazionale alla Cop21 parigina. Gli europarlamentari, infatti, ritengono che Bruxelles debba puntare almeno al 30% di energia rinnovabile nel 2030 (la proposta attuale è ferma al 27%) e che, anzi, «sia auspicabile un’ambizione considerevolmente superiore».

Un punto molto importante della risoluzione riguarda il futuro ruolo di comunità locali, famiglie e singoli individui, tutti soggetti chiamati a diventare sia produttori che consumatori (prosumer) di energia. Nel testo si parla di autoconsumo e autoproduzione come di un diritto fondamentale dei cittadini “Dare forza e diritti al prosumer di energia”.

Verso la generazione distribuita

Il Parlamento UE, si legge nella risoluzione dedicata alle fonti rinnovabili, suggerisce ad esempio di «eliminare i principali ostacoli amministrativi e di mercato nonché fornire un contesto di investimento più propizio per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia rinnovabile». Più spazio quindi alla generazione distribuita dei piccoli impianti abbinati a sistemi di accumulo elettrico, alle cooperative energetiche in grado di fornire assistenza tecnica e finanziaria su scala locale, gestendo tutte le pratiche necessarie per realizzare i progetti. Inoltre, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili dovrebbe essere integrata nei sistemi di distribuzione a tutti i livelli, come pure nei sistemi di trasmissione, visti i cambiamenti orientati verso un modello di produzione energetica più flessibile e decentrato».

Elettrificazione dei trasporti

Si dedica la parte finale della risoluzione ai trasporti, partendo dalla costatazione che questo è l’unico settore che dal 1990 ha visto un incremento complessivo delle emissioni di CO2. L’obiettivo del 10% di energia rinnovabile resta molto lontano.

Si punterà sulla mobilità sostenibile e in particolare sull’elettrificazione dei trasporti (veicoli elettrici alimentati da fonti pulite ad esempio); in secondo luogo, si definiranno nuovi criteri di sostenibilità dei biocarburanti.

Un altro dato da non sottovalutare è quello dell’effetto ILUC (indirect land change use), cioè il cambiamento indiretto nell’utilizzo dei terreni causato dalle piantagioni intensive a scopi energetici. Deforestazione e perdita di biodiversità sono conseguenze di cui tener conto nel ciclo produttivo dei combustibili “verdi” la cui efficienza finale, in termini di riduzione delle emissioni inquinanti, è assai dibattuta tra gruppi ecologisti e grandi paesi produttori di biofuel, come il Brasile.

Efficienza energetica in ritardo

Il ritardo accumulato dai singoli Paesi è davvero evidente, perché l’Europarlamento «riconosce che gli Stati membri dovrebbero raggiungere solo il 17,6% del risparmio di energia primaria entro il 2020 e che l’obiettivo del 20% è a rischio, a meno che non si dia piena attuazione alla legislazione UE vigente, non si accelerino gli sforzi e non si rimuovano gli ostacoli agli investimenti».

Molta strada resta da fare e, come nel caso delle rinnovabili, la risoluzione nel caso di Bruxelles chiede di cambiare marcia e fissare un obiettivo vincolante in tema di efficienza pari al 40% per il 2030, quasi il doppio dell’attuale indicazione pari al 27%.

Recommend
  • Facebook
  • Google Plus
  • LinkedIN
Share